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Lo zaffiro

Lo zaffiro

La parola zaffiro deriva dal greco sappheiros, termine utilizzato nell'antichità per indicare la pietra di lapislazzuli a cui era erroneamente associato a causa della tipica colorazione blu.

Innumerevoli sono state nel corso del tempo le leggende riguardanti le proprietà dello zaffiro: i persiani, ad esempio, ritenevano che la Terra fosse retta proprio da una pietra di zaffiro e che fosse quest’ultima a donare al cielo i suoi riflessi color blu-azzurro.
Attualmente lo zaffiro rappresenta una delle pietre più richieste al mondo grazie all’intensità dei suoi colori e la lucentezza che lo contraddistingue.

  • Come si origina lo zaffiro
    Lo zaffiro si origina a partire dal corindone, chimicamente denominato ossido di alluminio, lo stesso minerale da cui deriva il rubino. La colorazione più comunemente conosciuta dello zaffiro è principalmente dovuta alla presenza di inclusioni di ematite e rutilo contenute nella struttura cristallina della pietra, le quali talvolta possono essere responsabili di asterismo.
    In natura esistono tuttavia diverse altre varianti di pietre di zaffiro, le cui tonalità cromatiche vengono profondamente influenzate da tracce di elementi come il cromo, il titanio o il ferro. Gli zaffiri che rientrano in queste categorie vengono altresì denominati fancy.
    Esistono inoltre alcuni zaffiri caratterizzati da un marcato pleocroismo, un fenomeno ottico attraverso cui la gemma assume colorazioni diverse a seconda del punto da cui la si osserva.

  • Giacimenti e varietà di zaffiro Tra le varietà ritenute di maggior pregio vi è lo zaffiro del Kashmir, caratterizzato da un’intensa colorazione blu che lo rende particolarmente apprezzato in tutto il mondo. Degno di nota è anche il rarissimo zaffiro padparadscha, reperibile principalmente nei territori dello Sri Lanka e riconoscibile dal suggestivo colore arancione, tratto che ha contribuito a renderlo una delle varietà di zaffiro ad oggi più stimate. Vale la pena citare inoltre il leucozaffiro, lo zaffiro mancante di inclusioni, e pertanto incolore, a lungo ritenuto di scarso valore commerciale.

  • Le inclusioni dello zaffiro
    Così come il rubino, anche lo zaffiro appartiene alle gemme di secondo tipo, ovvero reperibili in natura con inclusioni minori visibili a occhio nudo; ciononostante, lo zaffiro tende a presentare un maggiore grado di purezza se confrontato al rubino.
    Particolarmente suggestivo è l’asteria, o zaffiro stella, una peculiare tipologia di zaffiro che contiene inclusioni aghiformi incrociate all’interno della sua struttura cristallina, le quali, se esposte a una fonte di luce singola, generano un affascinante schema a stella a sei punte riflessa sulla superficie della pietra. Come già accennato, le inclusioni responsabili di quest’effetto sono composte da rutilo od ematite e, a seconda della presenza di uno dei due minerali, possono provocare rispettivamente riflessi dalle tonalità biancastre o dorati.