Pietre preziose e semipreziose
L’interesse verso pietre preziose e pietre semipreziose risale a tempi antichissimi ed è noto come il loro utilizzo abbia per secoli influenzato in maniera determinante tradizioni culturali e processi di civilizzazione. Il fascino esercitato dalle pietre preziose in particolare è stato tale da renderle protagoniste di innumerevoli credenze popolari, secondo le quali sarebbero state depositarie di proprietà arcane e sconosciute.
In una delle sue opere più celebri, Anselmo Boezio de Boodt riserva una suggestiva introduzione ai suoi studi sulle pietre preziose, definendole pietre che hanno “ereditato dalla natura una [loro] intrinseca bellezza”: un’immagine senz’altro efficace dell’attrattiva che continuano a esercitare ancora ai giorni nostri.
Seppur comunemente conosciute per il loro uso ornamentale, alcune proprietà fisiche delle pietre preziose le rendono particolarmente adatte a un impiego di tipo industriale come, ad esempio, la costruzione di strumentazioni specifiche, spesso, ma non solo, correlate all’ambito dell’esplorazione mineraria.
La formazione delle pietre preziose ha origine proprio dall’oggetto di studio principale del settore scientifico appena citato: i minerali. Si definiscono minerali quei composti naturali generati tramite processi inorganici nella litosfera. Queste particolari conformazioni costituiscono le componenti fondamentali delle rocce, un aggregato continuo di minerali dai cui frantumi è possibile ricavare le pietre preziose e semipreziose vere e proprie.
Quella fra pietre preziose e pietre semipreziose è una distinzione che crea facilmente confusione a causa della difficoltà nel delineare parametri di analisi universalmente validi per la valutazione del grado di preziosità.
Secondo convenzione, nella categoria delle pietre preziose, altrimenti denominate gemme, sarebbero compresi diamanti, rubini, smeraldi e zaffiri. Tra le pietre semipreziose, dette anche dure per distinguerle da quelle sopracitate, rientrerebbero invece tutte le altre pietre amorfe, ovvero, mancanti della struttura cristallina che invece caratterizza le pietre preziose.
Questa forma di etichettatura è al giorno d’oggi piuttosto discussa. Ciò è dovuto al fatto che il valore commerciale di una pietra preziosa o semipreziosa non sempre si attiene a questo tipo di categorizzazione. A tal proposito, la stessa American Gem Trade Association, organizzazione americana dedita al commercio di pietre, scoraggia l’utilizzo di tali denominazioni come criterio di differenziazione.
In genere, i fattori tenuti in considerazione per la valutazione di una pietra preziosa o semipreziosa sono fondamentalmente tre: durezza, rarità e gradevolezza estetica.
La durezza di una pietra preziosa si fonda sulla sua capacità di resistere alla scalfittura e all’usura del tempo. Per effettuare la valutazione si fa ricorso alla scala di Mohs, composta da una numerazione che va da 1 a 10, dove dieci corrisponde al massimo grado di durezza ed è rappresentato dal diamante, la pietra preziosa per eccellenza e il corpo naturale più duro finora conosciuto. Ogni numero della scala fa riferimento ad un minerale o pietra preziosa precisi e alla sua capacità di essere scalfito da quella successiva. Nonostante la larga diffusione, questa scala propone un valore di misurazione indicativo; per una rilevazione più esaustiva è necessario ricorrere a strumenti di valutazione numerica, come lo sclerometro, abbinate eventualmente a verifiche di tipo ultrasonico.
Un ulteriore elemento ritenuto di pregio per una pietra preziosa o semipreziosa è il suo grado di rarità: quanto più è minore la sua disponibilità, tanto più sarà reputata di valore rispetto ad altre di maggiore diffusione. E’ bene sottolineare come il concetto di disponibilità di una pietra preziosa possa far riferimento sia al suo livello di propagazione sul mercato che al grado di concentrazione geologica. In generale, è possibile affermare che i carati di una pietra preziosa giochino un ruolo fondamentale nella stima del suo valore commerciale proprio a causa della maggiore difficoltà nel rinvenire in natura pietre preziose di dimensioni importanti.
La gradevolezza estetica di una pietra preziosa o semipreziosa è senz’altro il fattore più problematico da stabilire in quanto soggetto alla relatività del giudizio di gusto. Si tende a tenere in considerazione, fra le proprietà ottiche di una pietra preziosa, il colore (compresi tono e uniformità) la trasparenza e la lucentezza, senza che, tuttavia, nessuno di questi parametri possa costituire un valore assoluto e universale. Alla luce dei criteri di valutazione presi in esame risulta dunque chiaro come la tradizionale consuetudine nel differenziare pietre preziose e pietre semipreziose risulti impropria, sebbene ancora ampiamente in uso, e lontana dai reali parametri di valutazione oggi utilizzati per definirne il valore commerciale.